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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

Primi passi

di Gianbattista Tagliani Il 27 gennaio scorso ho scritto della storia di Artur Baptista Da Silva. Era la storia di un qualsiasi membro della cosiddetta società civile che s’è reinventato autorevole consulente delle Nazioni Unite, esperto stratega, risolutore di crisi. Il signor Da Silva però non era che un pregiudicato per reati della stessa natura: millantato credito. La “notizia” però era che il sedicente consulente ONU era riuscito ad accreditarsi nel mondo dell’informazione, solo, perché nessuno, Reuters inclusa, s’era preso la briga di fare quello che in gergo si chiama “background check” della persona. Questo episodio è però solo l’ultimo di un elenco piuttosto corposo di casi di falsa, non verificata, fraudolenta o strumentale informazione. L’Inghilterra, diffusamente ritenuta la patria della libertà d’informazione, nonostante la libertà di stampa sia stata concessa solo nel 1662 con la restaurazione della monarchia, è stata sorprendentemente il luogo prediletto

2030

di Gianbattista Tagliani (parte prima) Il National Intelligence Council (NIC) è un’agenzia governativa USA che dal 1979 è impegnata nello studio e rappresentazione di scenari geopolitici a medio termine, il cuore dell’analisi strategica. Nel Novembre 2012 è uscito l’ultimo rapporto Global Trends 2030. Qualche giorno fa Il Foglio di Giuliano Ferrara gli ha dedicato un buon spazio, soffermandosi in particolare sulle tematiche finanziarie ed energetiche. Ma questi non sono che due elementi di un rapporto di oltre 150 pagine di riflessioni, dati e proiezioni. Diventerebbe particolarmente interessante applicare alcuni dei paradigmi proposti dal rapporto all’attuale contingenza italiana. Il neo parlamento fatica non poco a prender forma e ad assumere il mandato elettorale. La subliminale attesa delle illuminanti strategie di Gianroberto Casaleggio ha prodotto un sostanziale stallo. Ed è proprio qui che diventa interessante incrociare il dato del rapporto NIC e la situazione

Chi si farà governare?

di Gianbattista Tagliani Dal 26 Febbraio l’Italia è in vero fermento. Il voto non ha prodotto ancora un governo capace di ottenere la fiducia sul programma proposto. Tanto da spostare l’asse dell’attenzione da chi ci governerà a chi sarà disposto a farsi governare. Quanti fra i tutti vorranno legittimare l’esercizio del potere del nuovo governo e quanti si renderanno disponibili ad esser disciplinati e regolamentati da una maggioranza che anche in caso di accordo M5S – PD sarà comunque l’espressione di voto di non più della metà degli italiani (il 50% del 75% dei votanti). I primi passi del M5S stanno facendo filtrare un sentiment, questo si, davvero rivoluzionario. Ogni regola precostituita è sindacabile e di conseguenza rivedibile. Ragionando in questo modo le regole si svuotano del proprio contenuto coercitivo . Anche solo il fatto che si stia animando un dibattito sulla “Prorogatio” del governo uscente è un sintomo dell’infezione. Chi, in una conversazione qualsia